mercoledì 14 luglio 2010

La lunga attualità delle notizie

La questione non è nuova e riguarda la memoria del web. In un post pubblicato su Knight Digital Media Center, Robert Niles racconta della richiesta, da parte dell’autorità giudiziaria della Pennsylvania, di eliminare gli articoli online riguardanti vicende giudiziarie di persone successivamente scagionate da ogni accusa. I giornali interessati hanno opposto rifiuto, invocando il Primo Emendamento. Reazione che ho portato risultati auspicati: i giudici hanno desistito a ogni altra azione restrittiva.
Dalla vicenda, l’autore si pone l’interrogativo se è stato corretto il comportamento dei giornali? E’ buon giornalismo mantenere in rete pezzi non aggiornati?

L’articolo in rete perde i riferimenti temporali. Se all’epoca dei vecchi media l’accesso agli archivi era riservata a pochi, ora non e più così.
Non solo. Diventa più difficile distinguere tra vecchi e nuovi lettori. Può succedere che vecchie notizie, non aggiornate, siano lette da chi non conosce gli accadimenti successivi.
Il problema non riguarda solo le vicende giudiziarie o comunque legate alla persona. Basta pensare a una guida fiscale, per esempio sulle detrazioni spettanti a chi investe nel risparmio energetico. Attraverso un motore di ricerca si potrebbe accedere a uno scritto in cui si dice che lo sconto può essere recuperato in tre rate annuali.
Oggi, però, non è più cosi (la rateizzazione si spalma su cinque anni) e dopodomani scompariranno pure tutti i benefici.
E se un utente decidesse di fare una spesa sulla base dell’articolo? Certo sarebbe imprudente, ma è una domanda lecita che si deve porre chi fa informazione.

Gli articoli in rete sono qualcosa di intrinsecamente diverso rispetto ai loro corrispettivi su carta. Sono duplicabili, possono essere frammentati, sono risucchiati in reticolati sociali, commentati. Ma anche – come detto - per loro persistente attualità.
Mettere in evidenza la data di pubblicazione o inserire altri paletti temporali è un rimedio, ma non risolutivo. Gli scritti – vivisezionati, spalmati sui media sociali – continuano a vivere, emendati da ogni riferimento temporale.
Esistono soluzioni? Per chi scrive e per gli editori tenere sotto controllo e aggiornato il flusso della produzione è impossibile. La risposta più efficace deve arrivare dagli utenti finali. Solo la conoscenza di internet, delle sue dinamiche renderà il consumo dell’informazione maggiormente consapevole.

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