giovedì 7 ottobre 2010

La busta paga resta una giungla

Vittorio Zambardino chiede ai giornalisti di tornare a fare il proprio lavoro in maniera forte: "i lettori della rete non vi trovano soprattutto antiquati, vi trovano soprattutto inadempienti a un ruolo civile che si aspettano voi svolgiate". E agli editori una follia innovativa, che "non sono preparati a fare" (il testo integrale qui, Scene digitali).

La risposta ritenuta più efficiente – da entrambe le categorie – è quella del copia incolla, ovvero riprodurre sul supporto digitale quello che viene realizzato sulla carta. Zambardino parla di danno i-Pad perché ha "incoraggiato" una forma di conservatorismo, quella della riproposizione del giornale così com’è.

Forma mentale appiccicosa, spalmata su quasi tutte le testate online italiane.
E’ il caso, per esempio della guida alla busta paga pubblicata qui sul Corriere.it. L’argomento è solo apparentemente meno nobile delle inchieste – un buon servizio giornalistico e civile non è solo investigativo -.
Saper leggere il cedolino significa capire come si forma il proprio reddito. Eppure il quotidiano milanese non trova di meglio che pubblicare tre immagini della busta paga - l'impiegato, il dirigente, l'apprendista in maternità –, scannerizzate e scarsamente leggibili. Informazione approssimativa, nonostante l’articolo – che ha tutta l’aria d’essere un spot a favore dei consulenti del lavoro – si auto definisce "una guida ad alcune voci più frequenti dei cedolini d’Italia".
Valore e follia innovativa. Assenti, anche quando si parla di busta paga.

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