venerdì 8 ottobre 2010

Pensieri e parole

L’erosione del valore economico delle organizzazioni editoriali, impone dei cambiamenti. Che dovrebbero iniziare dal contenuto e non realizzarsi in strategie di marketing. Peraltro necessarie, ma come elemento di completamento e integrazione.

Raccogliendo osservazioni, riflessioni scritte su libri e online, alcuni spunti su cui tracciare le linee di un’innovazione, non strettamente tecnologica.

1) apertura non solo virtuale. Da seguire i casi in cui le redazioni escono dall’ufficio per installarsi fuori, tra la gente. Un quotidiano economico potrebbe organizzare giorni di lavoro dei propri giornalisti presso banche, poste. Una contiguità fisica con i potenziali lettori utile per creare rapporti di fidelizzazione.
2) collaborazione. Seppure ritengo che il lavoro professionale mantenga intatto il proprio valore, i contributi degli utenti diventano materiale per arricchire il contenuto e svolgere al meglio – post filtro e controllo – anche il ruolo di cane da guardia o comunque di servizio;
3) servizio, appunto. Il giornalismo d’inchiesta è importante in una società democratica, ma non è esaustivo. Un quotidiano deve fornire gli strumenti per capire la realtà, pure quella complessa, come la struttura giuridica/burocratica.

Il giornale diventa un centro di aggregazione, composto da lettori-comunità verticali, il cui rapporto – che si snoda attraverso l’elaborazione di contenuti originali e di qualità – recupera fiducia e credibilità. Due valori che hanno le potenzialità per introdurre un nuovo modo di promozione dei prodotti e dei servizi aziendali.

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