mercoledì 1 dicembre 2010

Pagare l’ecosistema


Giuseppe Granieri (qui) segnala l’iniziativa editoriale Mongoliad. Promossa da Neil Stepheson, propone la costituzione di un ecosistema narrativo multi modulare. Il nucleo è costituito da novelle a tema – le invasioni mongole del tredicesimo secolo – realizzato da scrittori professionisti, cui si aggiungono contributi video e musicali. Romanzo aperto all’azione degli utenti, in modo da creare una comunità di co-autori in grado di formare un intreccio narrativo partecipativo.
L’ammissione è a pagamento, un abbonamento da 10 dollari all’anno.
Un modello di business che potrebbe avere applicazioni anche per i quotidiani. Seppure non a carattere risolutivo.

Il giornale è un racconto della realtà, scandito dai limiti fisici dell’impaginazione e fissato dal tempo. E’ una fotografia panoramica che costruisce senso, ed è il motivo per il quale il lettore è disposto a pagare.
Internet e in generale le tecnologie digitali, potenzialmente, offrono l’opportunità – partendo da articoli realizzati da professionisti – di collaborare alla comprensione della realtà. Possibilità, fino a oggi (il riferimento è alla realtà italiana), realizzata in maniera timida e poco organica. Perché vuol dire aprire la redazione, luogo ancora percepito – non solo da chi ci sta dentro – come una torre d’avorio.

Pagare per l’accesso al giornale, per entrare in ambiente che non è sola lettura: una struttura multilivello, multimediale, di servizio, dentro la quale è resa sottile la separazione tra lettore e autore, osmosi continua.
Una trasformazione che potrebbe avere il pregio di catturare l’attenzione e indirizzarla dentro i confini della testata, senza sottrarre ricchezza informativa. Trasformazione, però, che richiede all’editore di indossare vesti più complesse, completamente nuove.

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