giovedì 31 marzo 2011

La povertà si paga

Scrive Tom Foremski (qui, via ZDNet) che il giornalismo di qualità si deve pagare. Il paywall è garanzia di autonomia e di contenuti in grado di formare lettori consapevoli.
L'autosufficienza economica come antidoto all'informazione spazzatura, all'informazione che si fonda con i comunicati aziendali.

La creazione di un sistema a pagamento è una delle strade. Anche se l'ecosistema potrebbe - paradossalmente - diventare economicamente più povero, nel bilancio calo traffico e sottoscrizione degli abbonamenti.
Resto convinto che il modello tradizionale di business - soprattutto in Italia e seppure in contrazione - sia la principale garanzia di una relativa indipendenza della professione giornalistica e l'agente finanziante dell'innovazione.

mercoledì 30 marzo 2011

Libia, informazione e comunicazione. Umanitaria


La mappa della crisi libica (qui) realizzata dalle Nazioni unite (dall’Ocha, l’ufficio che si occupa di interventi umanitari) visualizza la situazione d’emergenza del paese. L’ambiente è interattivo e sociale. Uno spazio digitale dove s’intrecciano informazione e comunicazione di servizio. Funzioni che un tempo, oggi un po’ meno, erano svolte dai quotidiani.

Il lavoro è stato realizzato sulla piattaforma Ushahidi, (che confesso di non conoscere). Lo strumento è open source: permette di raccogliere e rendere visibili su carte geografiche il flusso di messaggi che, prodotti da device diversi, arrivano da cittadini, reporter e organizzazioni umanitarie. Se ne parla qui: Crisis Mapping Meets Check-in, via Technology Review.

martedì 29 marzo 2011

Live blogging

L’uso della diretta per seguire i grandi eventi è il futuro del giornalismo? E’ la domanda di editorsweblog.org (qui il post), che racconta della scelta per il live blogging di siti d’informazione come Bbc News e Guardian. E delle critiche di chi vede, in questa pratica, la morte della professione (qui).

La riduzione di un fatto in una pagina in aggiornamento, semplificando e facilitando la ricerca, piace ai lettori e se fatta bene – cosa che non nuoce – può avere ottime perfomance a livello seo (usando per esempio, la soluzione adottata da SbNation, qui).
La descrizione per forza magra di un live blogging, non esclude, poi, momenti di riflessione e di approfondimento.

Le dirette le realizzano pure le piattaforme sociali. Anche se spesso il ruolo è più spostato verso la comunicazione. Tweet e materiale sociale possono diventare informazione – in forma integrale ed efficiente – grazie all’intermediazione giornalistica.
Blogs of war realizza monitor (qui) – dati alcuni hashtag – nei quali sono pubblicati i flussi di tweet (a volte con l’ausilio della diretta televisiva). I monitor mettono in evidenza le potenzialità del mezzo, ma anche le sue debolezze. L’arrivo delle notizie – sincopato – è frenetico: voci, parole e foto, video, da paesi lontani, da persone sconosciute. La sensazione di smarrimento è reale. Uno dei compiti del “nuovo” giornalista sarà (anche e inoltre) quello di verificare, controllare e mettere ordine. La morte, quella professionale, può attendere.

lunedì 28 marzo 2011

Strumenti del mestiere


BetaTales propone dieci strumenti per il giornalismo online (qui). Alcuni sono conosciuti (You tube, Flickr) e utilizzabili, altri – il cui possibile uso rientra nella mistica dell’online (almeno a mio giudizio) - meno. Un post comunque da mettere tra i “preferiti”.

venerdì 25 marzo 2011

Mappe nucleari

Il grafico interattivo pubblicato dall’Economist (qui) offre una fotografia della distribuzione mondiale delle centrali nucleari attive e di quelle che dovrebbero essere realizzate nei prossimi anni. Dalla mappa è evidente come la corsa all’atomo interesserà soprattutto la Russia e l’Asia (Cina e India su tutti). In ogni caso, già ora, l’atomo rappresenta, per molti paesi, una parte importante dell’approvvigionamento energetico, il che renderà l’eventuale fuoriuscita lunga e difficile (sul tema il pezzo di Pippo Ranci, “Il nucleare dopo la catastrofe giapponese”).


La gestione delle scorie rappresenta l’anello debole della scelta nucleare. E' un problema per ora senza una soluzione e i cui costi - proprio per questo motivo - non sono calcolabili. L’ottimo articolo di Mauro Ravarino (qui, via Linkiesta) racconta la storia del deposito di Saluggia, nel vercellese. Tipica vicenda italiana, all’insegna del “si decide domani”.

Infine mi è stato segnalato il lavoro realizzato da clarinette02 con pearltrees sulla situazione dell’impianto di Fukushima (qui e sotto). La piattaforma è ancora un po’ grezza, da adattare, ma ha un efficiente capacità di rappresentare, puntando – come chiave d’ingresso ai contenuti – all’organizzazione “visualizzata”.

giovedì 24 marzo 2011

Older boomers

Facebook cresce, anche se il mercato tende verso una naturale saturazione. Gli utenti passeranno dagli attuali 132,5 milioni a 152,1 milioni nel 2013. Espansione che sarà alimentata dalle fasce età più alte, 55- 65 anni (e oltre). Sono gli "older boomers" e i "seniors".




Le statistiche sono realizzate da eMarket (qui) e si riferiscono agli Usa, ma è pensabile che una simile direzione sarà intrapresa anche in Europa. A partire dall’Italia, uno dei paesi più vecchi del continente.
La formazione di un pubblico più vecchio – che affiancherà quello dei nativi digitali, piuttosto mistificati – e sociale, sarà un ulteriore elemento di complessità per chi produce contenuti, che dovranno essere innovativi e semplici, senza soluzione di continuità con il passato analogico.

mercoledì 23 marzo 2011

Le uova della convergenza

Sono convinto che i media di domani saranno come un contenitore d’uova. Se le uova sono fresche e di ottima qualità saranno la base per preparare diverse varietà di alimenti: il controllo democratico, il supporto a una cittadinanza civile e consapevole. Quello che è importante è l’amalgama, dunque come sono sbattute.
Alcune uova saranno fatte da galline comuni, con occupazioni diverse, altre da galline professioniste dedite solo a quel lavoro. E altri pennuti diventeranno specialisti nella scelta, nella preparazione.

Il pezzo “How Cnn’s iReport enhanced the network’s coverage of the Japan earthquake and its aftermath” pubblicato qui su Nieman Lab, fornisce un ottimo esempio di produzione avicola.
La Cnn ha utilizzato per la copertura del terremoto giapponese i propri video e quelli postati sulla piattaforma ugc iReport (753.000 utenti registrati).
Interessanti le caratteristiche dei contributi generati. A ridosso dell’evento, un taglio descrittivo (le distruzioni, gli effetti dello tsunami), poi – a distanza di una settimana – gli utenti hanno preferito la riflessione, i momenti di vita vissuta: la paura e le forti emozioni, la voglia di parlare. Testimonianze che le “galline” della Cnn non si sono limitate a raccogliere, perché su iReport la redazione valuta, seleziona, verifica i fatti.

In questa storia s’intravede – forse – la nuova figura del giornalista per mestiere: usando la metafora delle uova, è quella del cuoco/gallina. Produttore dell’informazione, ma anche colui che sceglie gli ingredienti, li amalgama. Per fornire il miglior piatto possibile ai clienti.

martedì 22 marzo 2011

Editori contro

Editori tradizionali e start up digitali in dieci anni di internet (infografica realizzata su dati Alexa e segnalata qui, via The Blog Herald).
Una storia divisa da una data, che - più o meno - coincide con l’avvento del nuovo millennio: l’età pre-bolla e quella, successiva, orientata dall’affermazione dei social media.
A credere nel web furono prima gli editori mainstream, anche se hanno sempre subito l’innovazione. Negli anni duemila si sono imposti editori online , protagonisti e diretti concorrenti nella raccolta pubblicitaria. Nuove realtà che mostrano un dinamismo e una capacità d’utilizzo dei nuovi media decisamente superiore ai “vecchi editori”.

lunedì 21 marzo 2011

Emotività atomica

Le scelte sotto spinte emotive sono la regola. L’uso della ragione raramente ha condizionato le grandi rivoluzioni. O meglio, molti cambiamenti, nati sotto la luce dei lumi, si sono affermati grazie al concatenarsi di impulsi emotivi.
La piccola storia delle elezioni politiche italiane rappresenta un ottimo esempio. La coalizione di centro destra ha utilizzato sempre, nelle campagne elettorali, temi di grande carico emotivo: la criminalità, causata – si diceva – dall’immigrazione clandestina e l'insostenibile pressione fiscale.
Un'elementare lettura di fonti pubbliche avrebbe facilmente svelato l’inganno. I fatti criminali, percepiti come minaccia diretta alla persona, sono da tempo in sensibile riduzione. Il debito pubblico record – senza riforme strutturali - rende l’alleggerimento di tasse e imposte poco più che una battuta da bar di periferia.

Criticare le reazioni emotive successive all’incidente nucleare di Fukushima è dunque ipocrita. I "no" e le "pause di riflessione" sono legittime e hanno il pregio – paradossalmente – di aprire un dibattito più razionale sull’argomento. La scelta nucleare potrebbe aspirare al consenso solo in presenza trasparenza informativa. E’ questo il punto di partenza e l’opacità, le notizie contraddittorie, sono l’anello debole dell’opzione atomica.

La convenienza economica è uno degli elementi di valutazione. Accanto ci va messo quello più decisivo della pericolosità, attuale e potenziale. Il Paul Sherrer Institute ha realizzato una mappa delle morti causate dalle diverse fonti energetiche – petrolio, gas, carbone, nucleare e idroelettrico – a confronto con quelle stimate in caso d’incidente (qui, via ProPublica blog, Nicholas Kusnetz e Marian Wang).


I dati, relativi ai paesi Ocse, cioè al cosiddetto mondo più sviluppato, mostrano l’alto costo umano che hanno le fonti fossili (a cui vanno aggiunte le morti causate dall’inquinamento atmosferico) e l’enorme pericolosità dell’atomo e dell’idroelettrico nel caso di catastrofi. Un angolo di osservazione che porta diritti al tema della sicurezza e della trasparenza: maggiore garanzia quest’ultima, in certi termini anche più dell’innovazione tecnologica, per scelte “razionali” e condivise.

mercoledì 16 marzo 2011

L’Europa del Guardian


La nuova guida interattiva (qui) del quotidiano inglese visualizza il continente europeo. L’applicazione trasforma i dati (da Eurostat ed Economist) in un viaggio nell’Europa economica, sociale e tecnologica.
Ancora una volta emergono le potenzialità dell’info-grafica e l’assenza di simili iniziative sul web italico.

martedì 15 marzo 2011

Le breaking news diventano storia


Un articolo del Washington Post segnala (qui), tramite il canale @innovation, il tentativo si trasformare il flusso di notizie in storia in divenire. Un sito sportivo, SB Nation, ha adottato la tecnologia “story stream” che consente di partire dall’articolo d’apertura – la presentazione di una competizione sportiva – per poi costruire una struttura narrante di post, a cui possono contribuire diversi giornalisti. Ogni post ha una url propria in modo di sfruttare le potenzialità Seo.

Story stream crea micro siti verticali ed è un esperimento da seguire con attenzione. Non solo in ambito sportivo. Concilia i vantaggi d’indicizzazione nei motori di ricerca e il bisogno dell’utente di mettere ordine nella frenesia dell’accadimento. La notizia e suoi sviluppi non devono essere inseguiti in giro per la rete o tra gli strilli della home page. E’ un processo di arricchimento dell’ultima foglia di pubblicazione che offre un pacchetto informativo (post, foto-gallery, video, contributi utenti) tarato sui reali bisogni – contestualizzati nel tempo – del lettore.

lunedì 14 marzo 2011

Sole e fulmini


WeatherSpark (qui) è un sito che fornisce informazioni meteorologiche facendo ampio uso di mappe – per la ricerca – e grafici interattivi. Si tratta di una versione in beta, dunque con qualche problema, ma il risultato è di grande impatto. I dati delle più importanti stazioni meteo mondiali, a partire dal Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) danno la possibilità di costruire un viaggio nel tempo. In quello del passato – le rilevazioni statistiche si spingono indietro fino al 1950 – e del futuro, che - poi – è l’usuale funzione richiesta a una simile applicazione.
L’esperimento di WeatherSpark mostra le potenzialità dell’associazione fra dati e infografica. Due elementi che combinati possono essere – nello stesso tempo – agenti narranti del reale e strumenti per interpretarlo.

mercoledì 9 marzo 2011

Il sapore della recessione

La ripresa potrebbe essere amara per i giornali americani. E probabilmente non solo per loro. Lo dice Alan Mutter (qui, Reflection of a Newsosaur). La crisi, peraltro per gli editori iniziata prima del 2008, ha fatto scoprire agli investitori pubblicitari la convenienza e l’efficienza del web. Soprattutto nel settore della cosiddetta "piccola pubblicità", più sensibile ai costi.
Annunci di lavoro, compravendite di case e auto: difficilmente torneranno in massa dentro l'impaginato di un quotidiano.

martedì 8 marzo 2011

Le rivoluzioni arabe su Twitter


Al Jazeera ha realizzato un dashboard per seguire in tempo reale i tweet delle rivolte in Nord Africa (segnalazione via Mashable, qui). Uno strumento che - già a colpo d’occhio - fornisce una mappa circa l’entità degli scontri e delle lotte in corso. E segnala uno dei possibili ruoli che gli editori possono avere nelle pieghe della comunicazione digitale. Ovvero quello di portale sociale che organizza e rende leggibile il flusso delle informazioni disperso nelle reti.

lunedì 7 marzo 2011

L’albero narrativo

Pearltrees è uno strumento (ancora in beta) segnalato da Alison Gow (qui, Headlines and Deadlines) che esplora - e rende disponibile - modalità diverse per costruire una storia: un albero narrativo che racconta, attraverso dei bottoni di comunicazione (pearl interattivi). Sono sperimentazioni da seguire.

Le soluzioni proposte dai quotidiani riflettono il peso della tradizione. L’articolo, così come è pubblicato, sia nell’online sia nelle versioni app dei device mobili, ha legami ancora tenaci con la versione cartacea, nonostante i video e qualche pulsante di condivisione.
Strumenti come Pearltrees cambiano l’approccio, puntando sulla convergenza multimediale e multi sociale. E potenzialmente aprono le porte a una figura di giornalista diversa. Non più dominus e interprete della realtà, seppure – bontà sua – disposto ad accettare qualche commento, ma artigiano capace, oltre che di raccontare, di plasmare e di setacciare i bit informativi dispersi nelle reti digitali.

Che simili soluzioni possano essere utilizzate e trasformate in ricavi è tutto da valutare. Non è questo il problema, perché l’utopia di un’informazione aperta, condivisa e convergente su diverse piattaforme è in grado di fare germogliare sperimentazioni, probabilmente diverse – ed è auspicabile tra le mura delle aziende editrici – magari non così spinte, ma innovative al punto giusto per ri-acquistare la fiducia e l’attenzione dei lettori.

venerdì 4 marzo 2011

Mi piace


Editorsweblog da notizia sull’uso di Facebook e del pulsante “mi piace” messo online dal quotidiano inglese The Independent (qui). I like può essere utilizzato per singoli argomenti – qui la pagina riservata alla squadre della Premiership - oppure in altri casi limitatamente ai singoli autori (qui).
Il rapporto giornale/social network diventa modulare, si spinge ancora di più verso la disintermediazione della testata, destinata a diventare un tassello del mosaico informativo creato da ciascun lettore/produttore/emettitore.

mercoledì 2 marzo 2011

E-il mensile


Una nuova iniziativa editoriale, tutta su carta - per ora -. Porta la firma di Peacereporter e dirige l'angolo di osservazione non sono solo sul fronte delle guerre, ma anche dentro i confini.
La rivista è diretta da Gianni Mura e presenta così la scelta (qui):
«La rabbia, la delusione, il vedere lo schifo che è l’Italia, la voglia di reagire, la voglia di avere qualche piccolo sogno, qualche speranza piccola piccola, alle cose grosse ormai non credo più. Almeno, smettere di essere inerti».
Buona fortuna.

martedì 1 marzo 2011

Onnivori

In Francia la lettura delle notizie passa ancora attraverso il flusso prodotto e programmato dai media mainstream, televisione e radio su tutti. La ricerca, segnalata da editorsweblog qui, registra la sensibile crescita del consumo d’informazione e del sorpasso di Internet sulla carta stampata. Web – però - che diventa generatrice di nuovi lettori sui quotidiani: i contatti verso siti dei giornali online sembrano arrivare da chi naviga piuttosto che dai lettori della versione cartacea.
La modalità d’uso della notizia scolpita da un plurilinguismo mediatico, con accelerazioni verso il digitale per i più giovani d’età.