martedì 29 novembre 2011

Dashboard sull'eurozona

Rischio (e probabilmente lo sono) d'essere monotematico e monofonte (ovvero Chart Porn, qui), ma non posso non segnalare questo pannello di controllo sulle finanze dell'eurozona. Lavoro che porta la firma di Kpi Library e strumento utile per una visione d'insieme e particolare, nel senso che è possibile usare la dashboard calibrandolo su ciascun paese.

lunedì 28 novembre 2011

Sirtaki

La creazione realizzata da VideoInfographs (e segnalata da Chart Porn, qui) mostra le cause della crisi del debito greco e la colpevole inazione delle autorità. Un ottimo lavoro, forse un poco frenetico, in grado di svelare la trama che sta scuotendo i mercati finanziari ed economici dell'eurozona. Sarebbe interessante avere un simile video sul debito italiano.

mercoledì 23 novembre 2011

Sequenze di spread

Le vicende del debito pubblico sono vecchie di quasi due anni. Inizialmente il ritmo è stato lento - con il coinvolgimento dei cosiddetti paesi periferici - in un contesto di debole crescita economica, Germania a parte. Nel novembre 2010, il sito Lavoce.info segnalava la brusca frenata del prodotto interno lordo italiano (qui).


Nel corso dall'estate la velocità degli eventi è decisamente cresciuta. Con rapida diffusione mediatica. A inizio agosto Reuters pubblica una mappa del rating (qui), presto destinata a "traumatici" aggiustamenti  (gli Usa persono la tripla AAA).


Il lavoro del Linkiesta (qui) mostra l'andamento storico del debito pubblico italiano in rapporto alla crescita.


Se l'epicentro delle tensioni è l'euro-zona, il problema resta comunque globale, come mostrano le interconnessioni finanziarie esistenti tra i diversi paesi (qui, New York Times).


L'Economist (qui), infine, fornisce uno sguardo sull'andamento che verrà circa il rapporto debito/Pil: i problemi potrebbero attraversare l'Atlantico.

martedì 22 novembre 2011

Modello Bloomberg

Da leggere l'articolo del Daily Beast (qui) sulle scelte di Bloomberg. Editore di successo e in forte espansione. Quasi un evento in epoca di recessione globale per chi produce contenuti.
La strategia di Bloomerg è supportata da un'innovazione distribuita su tutte le piattaforme tecnologiche disponibili. Naturalmente la variabile "contenuti verticali" non è secondaria, anzi è determinante. Da notare - sotto, nella grafica - come l'editore presidi settori di nicchia, iper-professionali, i quali solitamente portano importanti profitti a costi marginali relativamente bassi.


Le vicende dell'editore Usa mostrano come il nuovo ecosistema privilegi, dal punto di vista della sostenibilità, l'unicità e la verticalità. Due fattori che hanno la capacità di distinguersi dal rumore di fondo, ma che mettono in difficoltà i produttori generalisti.

venerdì 18 novembre 2011

La felicità social del lavoro

Ricerca inglese sull' uso dei social media al lavoro (qui, sotto l'infografica, via The Blog Herald). Vince Facebook, seguono a distanza le altre piattaforme. Inoltre chi li usa sarebbe più soddisfatto della propria occupazione. Potere della condivisione.

Un aspetto da non sottovalutare è quello della circolazione - accidentale - delle informazioni (nonostante esista pure il pericolo della fuoriuscita di dati sensibili all'esterno), fenomeno spesso ostacolato dalle barriere gerachiche e formali delle aziende. Con danni inospettabili alla produttività e al clima.

mercoledì 16 novembre 2011

Amici miei

Secondo una ricerca Pew (qui), il 66% dei cittadini Usa utilizza le piattaforme sociali per restare in contatto con familiari e amici. Seguono a distanza le altre motivazioni: il 14% per la condivisione di hobby e interessi, il 9% per la ricerca di nuove amicizie. La lettura dei commenti di personaggi pubblici o la ricerca di avventure sentimentali, rispettivamente con il 5 e il 3%, stanno i fondo ai motivi d’uso.
L'indagine mostra differenze in funzione dell’età, del genere e della razza d’appartenenza, senza però stravolgere i risultati generali.


L’uso di queste piattaforme come mezzo di mantenimento e crescita delle reti amicali introduce più di una variabile su come queste piattaforme possano interagire con contenuti editoriali. Il lettore, che arriva all'articolo attraverso un social network, si trasforma in utente, in maniere più connotata e diversa rispetto a chi naviga un sito. Una trasformazione alimentata dalla condivisione, dal mi piace di un amico.

Un palcoscenico, questo, che rende il consolidamento della reputazione (ovvero la qualità in fase con il proprio target di riferimento) e della conseguente fiducia un passaggio obbligato, seppure impegnativo.

martedì 15 novembre 2011

Cambia la distribuzione. Non la produzione

In occasione del workshop "Engaging the reader" (Università Cattolica di Milano, 14 novembre 2011), Michele Mezza ha sostenuto l'ipotesi di un futuro prossimo senza giornali e giornalisti. La rivoluzione sociale della Rete potrebbe rendere inutile la professione d'intermediario dell'informazione.
Tesi provocatoria che non convince. Anzi credo - come ha sostenuto Nicola Bruno nel corso dell'incontro - che le nuove tecnologie offrano nuove opportunità.

Non si deve confondere l'imponente mole dell'autocomunicazione di massa con l'informazione. In gran parte è condivisione di materiale proveniente dai media tradizionali. Il contributo originale, oltre al rumore del chiacchiericcio a buon mercato, rappresenta una decisa minoranza.
Il giornalismo dal basso sta diventando una parte importante, ma integrante dell'ecosisiema. Un processo di affiancamento e non di sostituzione.

E non può che essere così. Se sinteticamente si raggruppano quattro aggregati che producono i fatti, ovvero:
ISTITUZIONI POLITICHE - ESTERI - CRONACA - SPORT
è evidente che la copertura - anche nell'ottica della trasparenza e di tenuta democratica - richiede la presenza di una filiera produttiva in grado d'investire denaro e tempo. Una vasta moltitudine di citizen journalsit non avrebbe la forza di sistema per svolgere questo compito.

La cosiddetta disintermediazione riguarda la distribuzione, con tutti gli effetti negativi sui conti economici delle case editrici. Mentre il ruolo e la funziona sociale dei professionisti dell'informazione sono rimasti sostanzialmente inviariati. 

venerdì 11 novembre 2011

Cinguettare Twitter

Tra gli articoli più letti su Journalism della settimana, una guida per l’uso avanzato di Twitter: Ten technical Twitter tips for journalists. Merita di essere letta, sono indicate funzionalità che sembrano decisamente utili.

giovedì 10 novembre 2011

Indebitarsi

La crisi del debito secondo la guida interattiva pubblicata dall'Economist (qui).



L'andamento del rapporto debito/Pil è confrontabile tra diversi Paesi, nell'arco temporale compreso fra il 1980 e il 2015. Dai risultati emerge chiaramente come le tensioni sulla finanza pubblica presto potrebbero spostarsi verso gli Stati Uniti.

martedì 8 novembre 2011

Recinti digitali

I media sociali in occasione dell'alluvione che ha colpito Genova hanno dato prova d'incredibile efficienza. Twitter è stato formidabile nel lanciare le notizie: fonte d'informazione (e di aiuto nel diffondere gli appelli delle autorità) e aggregatore - quasi un "portale" - dei contenuti prodotti dalle reti, digitali e analogiche.
In quei momenti ho avuto la percezione di avere a disposizione - sia come fruitore sia come produttore - uno strumento capace d'essere servizio pubblico liquido, perfettamente adattabile ai mezzi e agli stati d'animo presenti durante l'accadimento dei fatti. Convinzione meno solida, appena sono sceso dalla torre dei produttori d'informazione - il sottoscritto lavora in una redazione -.

Sulla strada, tra conoscenti, amici, pendolari, il flusso delle notizie e della comunicazione sembra tornare saldamente nell'alveo dei media analogici, dove i bit hanno sì un ruolo importante, ma marginale. Molti sono al corrente della catastrofe in corso grazie alla televisione o alla stampa. Il web è utilizzato attraverso l'accesso ai siti tradizionali all-news, dove il fenomeno delle reti sociali è rappresentato, piuttosto che utilizzato.

Il mio punto d'osservazione è scientificamente irrilevante, dunque queste osservazioni volgono come una provocazione - o come spunto di riflessione -. Ciò non tolgie che spesso ho l'impressione di muovermi dentro un recinto ancora esclusivo: la comunicazione digitale come affare per professionsti dell'informazione (stipendiati o per pura passione).

lunedì 7 novembre 2011

I giornalisti di Google News



Prossimamente Google News (qui ) assocerà ai risultati della ricerca il profilo dell'autore. Visualizzazione resa possible attraverso un link all'account di Google + e che comprenderà, tra le informazioni, il numero delle persone presenti nei circles dell'autore.
Nelle intenzioni d Mountain View, la soluzione dovrebbe privilegiare la qualità dei contenuti:
Great journalism takes more than facts and figures -- it takes skilled reporters to knit together compelling stories. Knowing who wrote an article can help readers understand the article's context and quality, see more articles by that person, and even interact directly with them.
Una mossa da seguire con attenzione e senza pregiudizi.

venerdì 4 novembre 2011

Koinè


Una squadra di calcio messicana, la Jaguares de Chiapas, lancia la casacca sociale: sotto il numero sono stati messi gli account del calciatore e dello sponsor (segnalazione via The Media Blog, qui).
Ennesima indicazione della formazione globale e pervasiva di una koinè digitale, in grado di coinvolgere ambiti e luoghi un tempo distanti.

mercoledì 2 novembre 2011

Linkiesta promettente

C’è un’ampia dose di cinismo nel lavoro dell’editore. Il bisogno d’informazione e la vendita di giornali – o il traffico sull'online – aumentano all’indomani - o in corso - di tragedie o eventi drammatici.
La crisi del debito sovrano, il rischio (per ora ancora remoto) di default dell’Italia entrano a pieno merito in queste categorie. Il crollo delle Borse di ieri – in parte innescato dalla decisione del governo greco di sottoporre a referendum il piano d’austerity concordato in sede Ue – è stato raccontato con la consueta frenesia dai siti di news. Un susseguirsi si dati, ipotesi, frasi che nella loro rappresentazione e nel loro incidere hanno intrinsecamente aumentato il tasso emotivo a tutto discapito della qualità.

In questo panorama si è distinto il sito di news Linkiesta, una delle start up italiane più promettenti. La pagina di sintesi sul debito pubblico italiano (qui) è un esempio di semplicità e rigore. Con un uso saggio dell’infografica, una modalità di racconto che trovo strategica nell’informazione economico-finanziaria.
A mio giudizio è questo un lavoro che rende il “giornale” strumento d’interpretazione della realtà. Funzione che si è progressivamente sfilacciata nella ricerca del traffico online, dunque con una maggiore sensibilità all’evidenziazione di un fatto piuttosto che alla sua comprensione.