martedì 8 novembre 2011

Recinti digitali

I media sociali in occasione dell'alluvione che ha colpito Genova hanno dato prova d'incredibile efficienza. Twitter è stato formidabile nel lanciare le notizie: fonte d'informazione (e di aiuto nel diffondere gli appelli delle autorità) e aggregatore - quasi un "portale" - dei contenuti prodotti dalle reti, digitali e analogiche.
In quei momenti ho avuto la percezione di avere a disposizione - sia come fruitore sia come produttore - uno strumento capace d'essere servizio pubblico liquido, perfettamente adattabile ai mezzi e agli stati d'animo presenti durante l'accadimento dei fatti. Convinzione meno solida, appena sono sceso dalla torre dei produttori d'informazione - il sottoscritto lavora in una redazione -.

Sulla strada, tra conoscenti, amici, pendolari, il flusso delle notizie e della comunicazione sembra tornare saldamente nell'alveo dei media analogici, dove i bit hanno sì un ruolo importante, ma marginale. Molti sono al corrente della catastrofe in corso grazie alla televisione o alla stampa. Il web è utilizzato attraverso l'accesso ai siti tradizionali all-news, dove il fenomeno delle reti sociali è rappresentato, piuttosto che utilizzato.

Il mio punto d'osservazione è scientificamente irrilevante, dunque queste osservazioni volgono come una provocazione - o come spunto di riflessione -. Ciò non tolgie che spesso ho l'impressione di muovermi dentro un recinto ancora esclusivo: la comunicazione digitale come affare per professionsti dell'informazione (stipendiati o per pura passione).

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