giovedì 26 gennaio 2012

Contorsioni digitali

Sono tentato di descrivere il comportamento dei media alle prese con le piattaforme digitali con una parola. Contorsione. Movimento innaturale del corpo che può precedere una fine. Oppure - come la crisalide prima di diventare farfalla - è il passaggio a una nuova forma di vita.
Ho fatto questa riflessione ieri, in occasione del terremoto (lieve) che ha colpito il Nord Italia. I media tradizionali hanno in parte abdicato al ruolo istituzionale per dare visibilità (e click?) ai contributi degli utenti.
Per essere più precisi: in queste occasioni, quando i contorni dell'evento sono ancora confusi, è leggittimo chiedere l'invio di foto e video, mappare i vari tweet. Ma non esiste l'obbligo di pubblicazione se questi contenuti sono insignificanti (e quasi tutti lo erano). Queste sono contorsioni che anticipano la fine o quantomeno l'esautoramento.

O forse anche questo fa parte del prezzo da pagare nel passaggio verso un nuovo ecosistema, che trova nel modello di business sostenibile, l’ostacolo più difficile da superare. In Voices, blog sull’innovazione di Telecom Italia con cui collaboro, ho realizzato una sintesi delle strategie in corso, sospese tra la convergenza digitale e il paywall (Giornali in crisi e il dilemma digitale. Tra paywall e convergenza editoriale).

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